IL RAGAZZO E L AIRONE

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(Kimitachi wa dô ikiru ka - 2023)
(lungometraggio d'animazione)

Regia di: Hayao Miyazaki
Storia e Sceneggiatura di: Hayao Miyazaki

Prodotto da: Toshio Suzuki
Produzione: Studio Ghibli, Toho Company
Animazioni: Studio Ghibli
Edizione Italiana: Lucky Red

USCITA ITALIANA: 1 GENNAIO 2024

Il Maestro dell'animazione Giapponese torna dieci anni dopo il suo ultimo lavoro con una nuova storia da lui scritta e diretta. Un lungo percorso in lavorazione presso uno studio con un organico limitato e senza prospettive temporali future se non affidare il marchio Ghibli, da lui creato insieme al compianto collega Isao Takahata e al produttore Suzuki, ad un azienda che possa garantirne un lavoro stabile.

La storia ha come protagonista il giovane Mahito, ragazzo cresciuto nella capitale Tokyo che nei giorni della grande guerra perde la madre a causa di un incendio. Poco dopo per sfuggire dagli orrori e dal pericolo si trasferisce con il padre in campagna, non lontano dalla fabbrica gestita proprio dal padre. Qui incontrerà la sorella della madre che abita nella grande tenuta di famiglia. Esplorando i dintorni il giovane trova una strana torre abbandonata e un Airone cenerino che lo segue in ogni luogo. Scoprirà poi che la torre è una porta tra diversi mondi fatta costruire da un suo avo e, guidato proprio dall'Airone, vivrà numerose avventure alla ricerca della zia comparsa pochi giorni dopo il suo arrivo.

Ispirato a numerosi romanzi tra cui "E voi come vivrete?" di Genzaburo Yoshino, il soggetto scritto da Miyazaki riporta numerose tematiche a lui tanto care, come i giorni della grande guerra, da lui stesso vissuti, giovani eroine femminili forti e determinate, ispirate a sua madre, e un mondo fantastico quanto pericoloso nato dalle più fervide fantasie miste a grandi orrori. L'autore non concepisce neanche una vera e propria figura cattiva nella storia, ma più che altro un passato in cui sono state fatte delle scelte che sarebbero ricadute inesorabilmente sull'attuale presente e sulle persone che lo abitano. Scelte caricate poi sulle spalle del giovane protagonista, uno spirito puro, impavido e curioso che, anche alla sua giovanissima età, viene chiamato a prendere importanti decisioni sul suo futuro e non solo.

La costruzione della storie è divisa esattamente in due parti. La prima descrive il momento storico vissuto dal protagonista e il suo trasferimento nella residenza di campagna, mentre la seconda illustra il viaggio dello stesso alla ricerca della zia all'interno della strana torre abbandonata. Unico fattore in comune tra le due parti è il co-protagonista, l'Airone che si rivela essere un personaggio sempre in bilico tra buono e cattivo, anzi, più propenso al secondo, un personaggio figlio dei mondi fantastici di cui la torre è un portale e che richiama a se e sfida proprio il giovane Mahito ma la cui storia alla fine ne mostrerà le debolezze, inizialmente oscurate dalla sua spavalderia. Anche questo tema non è nuovo nei pensieri di Miyazaki. Il maestro cerca sempre di scovare il buono in ogni personaggio e portarlo a galla in qualche maniera, togliendo dalla mente di chi gli sta vicino dei pregiudizi che possono erroneamente definirli.

Ma il vero viaggio di crescita è riservato al giovane protagonista, chiamato ad affrontare il passaggio con l'età adulta e il suo doloroso passato. La perdita della figura materna è sempre nei suoi pensieri, come lo è stato per il suo autore. Ossessioni che lo porteranno nella sua più grande avventure e dove riuscirà a placare anche i pensieri legati ai suoi ricordi. Il misto di passato e presente che incontrerà nella torre saranno le basi della sua crescita.
Alla fine però la scrittura è tutt'altro che lineare. I giochi si intensificano e si complicano non poco nell'ultima parte del film, riuscendo anche a spaesare lo spettatore. Un calo di attenzione poco digerito da chi guarda e che vedrà il dipanarsi della matassa solo a pochissimi minuti dalla fine. Un gioco più complicato del solito, con l'incursione di ulteriori personaggi poco utili alla storia e i toni che si fanno sempre più seri man mano che la fine si avvicina. Scelte che rischiano di far precipitare nettamente le opinioni.

Si intuisce alla fine che Miyazaki non vuole stupire lo spettatore con meraviglie di ogni tipo come in altre opere in cui si addentrava maggiormente nel genere fantastico/magico, ma portare a compimento un viaggio, quello del protagonista, condito da (poche) gioie e (molti) dolori. Una sorta di rinascita a cui Miyazaki stesso vorrebbe tornare. Un modo per placare il suo animo dagli orrori vissuti.
Da queste descrizioni si intuisce chiaramente che il film è tutt'altro che diretto ad un pubblico giovane. La sua storia sottolinea per bene il momento storico e il mondo in cui il Giappone si trovava agli inizi del secolo scorso, con tutto quello che di negativo c'era per il popolo.

Le immagini mostrate sono comunque di altissimo livello. Oltre alle classiche animazioni cui lo studio Giapponese ci ha abituato in tutta la sua produzione, sono state introdotte alcune nuove tecniche per illustrare meglio dei momenti precisi della storia, come la disperazione del protagonista e la sua corsa verso l'ospedale della madre o le scene in cui praticamente ogni cosa sullo schermo, oggetto o essere vivente, è in movimento. Un lavoro di altissimo artigianato come la tradizione Ghibli vuole, che fa uso molto sporadico di nuove tecnologie e scorciatoie per ovviare alla grande mole di lavoro che alcune scene comportano. Un lavoro molto costoso che nessuno studio potrebbe permettersi, come sottolineato dal suo stesso produttore.

Miyazaki torna ancora una volta a stupire il mondo con la sua fantasia, con il suo lavoro. Non sarà certamente ricordato come uno dei migliori della sua carriera, con la storia che tende a smarrirsi in più occasioni, con i ritmi non all'altezza di altre sue opere, ma sicuramente un film tra i suoi più intimi. Un film che (forse) per la prima volta mostra i suoi stessi desideri, quelli legati al suo passato. L'esempio è la scena in cui la madre che prepara pane, burro e marmellata per il figlio.




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